COME RINTRACCIARE I SOLDI PERSI

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In Italia giacciono miliardi di euro in patrimoni dimenticati: conti bancari mai reclamati, pensioni non riscosse, polizze assicurative sconosciute agli eredi, titoli azionari abbandonati. Ogni anno circa 200 milioni di euro vengono trasferiti al Fondo Rapporti Dormienti dello Stato, denaro che i legittimi proprietari potrebbero ancora recuperare ma che, superati determinati termini, diventa irrecuperabile.

Questo fenomeno riguarda milioni di italiani, spesso inconsapevoli di possedere patrimoni dormienti o di averne diritto come eredi. Le cause sono molteplici: trasferimenti senza aggiornamento dei recapiti, decessi improvvisi, conti aperti in gioventù e poi dimenticati, fusioni bancarie che hanno fatto perdere le tracce dei rapporti originari.

Rintracciare i soldi persi, articolo a cura di Europol Investigazioni, società specializzata in business informations

PERCHÉ SI PERDONO I PATRIMONI?

La perdita di contatto con i propri patrimoni finanziari avviene più frequentemente di quanto si pensi. I trasferimenti di residenza rappresentano una delle cause principali: quando ci si trasferisce e non si comunica il nuovo indirizzo alla banca, le comunicazioni vanno perse e dopo anni il rapporto diventa dormiente.

I cambiamenti nel sistema bancario degli ultimi trent’anni hanno complicato ulteriormente la situazione. Banche storiche sono state acquisite, fuse o hanno cambiato denominazione più volte. Un conto aperto negli anni ’80 presso una banca locale potrebbe oggi trovarsi, dopo multiple fusioni, presso un grande gruppo bancario con cui il cliente non ha mai avuto rapporti diretti.

Le successioni ereditarie rappresentano un altro momento critico. Spesso gli eredi non conoscono l’intera situazione patrimoniale del defunto, soprattutto quando:

  • Manca un’adeguata documentazione
  • I rapporti finanziari erano gestiti in modo riservato
  • Esistono polizze o investimenti presso intermediari diversi
  • Il defunto aveva patrimoni in più città o all’estero

L’avanzare dell’età porta frequentemente a dimenticanze naturali. Conti aperti per specifiche necessità e poi non più utilizzati, libretti di risparmio per i figli ormai adulti, depositi cauzionali mai reclamati: tutti patrimoni che rischiano di andare perduti.

QUALI PATRIMONI SI POSSONO RECUPERARE?

Il nostro servizio di investigazioni patrimoniali copre l’intero spettro degli asset finanziari che possono essere dimenticati o persi nel tempo. Ogni tipologia richiede competenze specifiche e accesso a database differenti.

I conti bancari e i libretti di risparmio dormienti

I conti correnti e i libretti di risparmio non movimentati da oltre 10 anni rappresentano la categoria più comune di patrimoni dimenticati. Dopo un decennio di inattività, questi rapporti vengono trasferiti al Fondo Rapporti Dormienti gestito da CONSAP.

Per un approfondimento completo su questa tematica, consulta la nostra guida specializzata sui conti correnti dormienti.

Banche fuse o acquisite

Le situazioni più complesse riguardano i conti presso banche che hanno subito fusioni o acquisizioni. Alcuni esempi concreti:

  • Banco Ambrosiano → Nuovo Banco Ambrosiano → Banca Intesa → Intesa Sanpaolo
  • Credito Italiano → Unicredit
  • Banco di Roma → Capitalia → Unicredit

In questi casi è necessario ricostruire l’intera catena societaria per identificare l’istituto attualmente responsabile del rapporto.

LE PENSIONI NON RISCOSSE

Il sistema pensionistico italiano ha subito profonde trasformazioni negli ultimi decenni, creando situazioni in cui contributi versati rimangono non reclamati. Il fenomeno riguarda soprattutto i lavoratori con carriere frammentate, sempre più comuni nell’attuale mercato del lavoro.

Chi ha cambiato più aziende nel corso della vita lavorativa si trova spesso con contributi sparsi tra diversi enti previdenziali. Magari ha iniziato come dipendente in un’azienda metalmeccanica, versando al fondo di categoria, poi è passato al commercio con contributi in un altro fondo, per finire come autonomo con una gestione separata. A questo si aggiungono i periodi di lavoro all’estero, dove i contributi sono stati versati secondo normative completamente diverse, o i contratti atipici e stagionali che hanno generato posizioni contributive frammentarie e difficili da ricostruire.

Questi contributi non vanno persi ma spesso rimangono “invisibili” al momento del pensionamento. Senza una ricerca sistematica presso tutti gli enti coinvolti, il lavoratore rischia di andare in pensione con un assegno inferiore a quello realmente maturato, lasciando nei cassetti degli enti previdenziali anni di contribuzione che potrebbero fare la differenza.

Come verificare i contributi pensionistici

Per i contributi INPS:

  • Richiedere l’Estratto Conto Contributivo online
  • Verificare presso i patronati
  • Controllare tutti i periodi lavorativi

Per i fondi pensione complementari:

  • Consultare il sito COVIP
  • Utilizzare il servizio “La mia pensione complementare”
  • Contattare direttamente i fondi di categoria

Per contributi esteri, esistono convenzioni bilaterali che permettono il recupero, ma servono procedure specifiche per ogni paese.

Pensioni di reversibilità dimenticate

Un caso particolare riguarda le pensioni di reversibilità non richieste. Quando un pensionato decede:

  • Il coniuge ha diritto al 60% della pensione
  • I figli minori o studenti hanno diritto a quote aggiuntive
  • Il diritto deve essere attivamente reclamato

In assenza di domanda, le somme rimangono non erogate e dopo i termini di prescrizione vanno perdute.

POLIZZE ASSICURATIVE DIMENTICATE

Le polizze vita rappresentano una categoria particolarmente delicata di patrimoni perduti. A differenza dei conti bancari, non esiste un registro centralizzato che permetta ricerche semplificate, e questa frammentazione del mercato assicurativo rende il recupero un percorso spesso tortuoso.

Le difficoltà nel recupero polizze

La situazione tipica vede gli eredi completamente all’oscuro dell’esistenza di una polizza. Il padre di famiglia previdente che negli anni ’80 o ’90 ha sottoscritto una polizza vita, magari pagando il premio in un’unica soluzione, raramente ne parlava in casa. I documenti originali finivano in qualche cassetto, la compagnia assicurativa non aveva obbligo di contattare periodicamente il contraente, e così al momento del decesso nessuno sapeva dell’esistenza di questa risorsa.

Anche quando gli eredi sospettano l’esistenza di una polizza, il percorso per rintracciarla è pieno di ostacoli. Non conoscono quale compagnia l’ha emessa, e nel panorama assicurativo italiano operano decine di società. Senza il nome della compagnia o almeno il numero di polizza, diventa una ricerca al buio. La documentazione originale è andata persa nei traslochi o semplicemente non viene trovata tra le carte del defunto.

A complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che spesso i beneficiari designati non coincidono con gli eredi legittimi. Una polizza sottoscritta da giovani potrebbe indicare come beneficiari i genitori, ormai deceduti da anni. O peggio, potrebbe essere stata stipulata a favore di “eredi legittimi” senza specificare i nomi, creando contenziosi quando gli eredi sono molteplici.

Le polizze dormienti seguono poi regole temporali completamente diverse dai conti bancari. Le rendite periodiche derivanti da polizze diventano dormienti dopo soli 2 anni di mancata riscossione, un termine brevissimo che coglie spesso di sorpresa. Per le polizze vita caso morte, il termine di prescrizione è di 10 anni dal decesso dell’assicurato, ma questo presuppone che i beneficiari sappiano dell’esistenza della polizza. Le polizze danni hanno termini ancora più variabili, dipendenti dal tipo di contratto e dalla compagnia.

Strumenti di ricerca disponibili

IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) offre un servizio di ricerca, ma:

  • Copre solo polizze già segnalate come dormienti
  • Non permette ricerche preventive
  • Richiede dati precisi del contraenti

Per ricerche più approfondite servono indagini patrimoniali specializzate che verifichino presso tutte le compagnie.

TITOLI, AZIONI E INVESTIMENTI PERDUTI

Il mercato finanziario italiano ha vissuto trasformazioni epocali che hanno reso difficile seguire i propri investimenti. Chi negli anni ’80 e ’90 aveva costruito un piccolo portafoglio azionario si è trovato catapultato in un vortice di cambiamenti societari spesso impossibili da seguire senza competenze specifiche.

Le privatizzazioni

Le privatizzazioni delle grandi aziende di Stato hanno rappresentato un momento di svolta per milioni di piccoli risparmiatori italiani. Chi possedeva azioni SIP si è svegliato un giorno con azioni Telecom Italia, che poi sono diventate TIM attraverso passaggi che hanno comportato raggruppamenti, cambi di codice ISIN e modifiche del valore nominale. Ogni trasformazione richiedeva attenzione e azioni specifiche che molti piccoli azionisti, magari anziani o poco avvezzi alla finanza, non hanno compiuto.

Il caso ENEL è emblematico: alla quotazione furono assegnate bonus share a chi manteneva le azioni per un certo periodo, ma molti non le hanno mai ritirate perché non sapevano di averne diritto o non hanno seguito le comunicazioni. Stesso discorso per ENI, dove i vari frazionamenti e raggruppamenti hanno creato confusione sui quantitativi effettivamente posseduti.

Ogni passaggio societario ha comportato non solo il cambio del codice ISIN che identifica il titolo, ma spesso anche il trasferimento a nuovi intermediari depositari. Il piccolo risparmiatore che aveva acquistato le azioni tramite la sua banca di fiducia si è trovato improvvisamente con titoli gestiti da banche d’affari sconosciute, perdendo il contatto diretto con il proprio investimento.

Titoli di stato cartacei

I BOT e CCT cartacei emessi fino agli anni ’90 rappresentano un capitolo a parte nella storia dei patrimoni dimenticati. Milioni di italiani li acquistavano come forma di risparmio sicuro, custodendoli fisicamente in cassette di sicurezza o in casa. Con l’avvento della dematerializzazione, questi titoli avrebbero dovuto essere convertiti in forma elettronica, ma molti non l’hanno mai fatto.

Oggi, per riscuotere questi titoli servono i numeri di serie originali e il certificato cartaceo in buono stato. Le procedure di rimborso presso la Banca d’Italia sono complesse e richiedono tempo. Peggio ancora, alcuni di questi titoli sono ormai prescritti perché sono passati più di 10 anni dalla scadenza senza che nessuno li reclamasse. Patrimoni che sembravano sicuri sono così andati definitivamente perduti.

Dividendi e diritti non esercitati

Una fonte spesso dimenticata di patrimoni perduti sono i dividendi non riscossi. Le società mantengono a disposizione degli azionisti i dividendi deliberati per 5 anni, dopodiché se non reclamati tornano nella disponibilità della società. È denaro che spettava all’azionista ma che per dimenticanza o mancato aggiornamento dei recapiti bancari non è mai stato incassato.

Ancora più insidiosi sono i diritti di opzione non esercitati durante gli aumenti di capitale. L’azionista che non segue le vicende societarie perde l’opportunità di sottoscrivere nuove azioni a condizioni vantaggiose, vedendo diluire la propria partecipazione. Le bonus share, azioni gratuite assegnate in particolari occasioni, restano spesso non ritirate perché l’azionista non sa di averne diritto.

Quando una società viene liquidata o cessa l’attività, gli azionisti hanno diritto a una quota del patrimonio residuo, ma devono attivarsi per reclamarlo. Molte liquidazioni di società cessate vedono somme non reclamate che dopo i termini di legge vanno perdute.

Gli assegni circolari: una casistica particolare

Gli assegni circolari seguono regole completamente diverse e più stringenti rispetto a qualsiasi altro strumento finanziario. La loro particolarità sta in una asimmetria temporale che pochi conoscono ma che può fare la differenza tra recuperare o perdere definitivamente il denaro.

Prendiamo il caso di un assegno circolare emesso per una compravendita immobiliare poi saltata. Il beneficiario – colui che avrebbe dovuto incassare l’assegno – ha solo 3 anni di tempo dall’emissione per presentarlo all’incasso. Scaduto questo termine, per lui l’assegno diventa carta straccia, non può più reclamare nulla.

Ma ecco il paradosso: il richiedente, cioè chi ha chiesto alla banca di emettere l’assegno versando il denaro, mantiene invece il diritto al rimborso per 10 anni totali dall’emissione. Questo significa che anche quando il beneficiario non può più incassare (dopo 3 anni), chi ha ordinato l’assegno può ancora recuperare i propri soldi per altri 7 anni.

Questa asimmetria crea situazioni a volte drammatiche. Il venditore di un immobile che non ha incassato l’assegno entro 3 anni perde definitivamente il diritto al pagamento, mentre l’acquirente può tranquillamente recuperare la somma dalla banca. Una differenza cruciale che trasforma completamente l’esito di controversie commerciali o successorie.

I PATRIMONI ESTERI PERDUTI

Con l’aumento della mobilità lavorativa, sempre più italiani hanno maturato diritti patrimoniali all’estero. Il fenomeno, iniziato con le grandi migrazioni del dopoguerra, si è intensificato con la globalizzazione e la libera circolazione nell’Unione Europea. Oggi non è raro trovare professionisti che hanno lavorato in tre o quattro paesi diversi, lasciando dietro di sé una scia di conti bancari, contributi pensionistici e investimenti.

Differenze normative per Paese

Ogni nazione applica regole proprie sulla dormienza dei patrimoni, creando un mosaico normativo che può disorientare. 

Ogni nazione ha proprie regole sulla dormienza:

  • Svizzera: conti dormienti dopo 60 anni di inattività, un termine enormemente più lungo rispetto ai 10 anni italiani. Questo ha creato il mito dei “conti svizzeri dimenticati” di nonni e bisnonni emigrati.
  • Regno Unito: ha istituito servizi governativi gratuiti che permettono di cercare online conti dormienti, pensioni non reclamate e persino premi di risparmio dimenticati. Un sistema trasparente che facilita il recupero ma che presuppone la conoscenza della lingua e delle procedure britanniche.
  • Germania: termini simili all’Italia, ma le procedure di recupero sono completamente diverse. Serve interfacciarsi con il sistema bancario tedesco, notoriamente rigoroso nella documentazione richiesta, e spesso è necessario nominare un rappresentante legale in loco.
  • USA: ogni Stato ha regole proprie. Un conto aperto in California segue regole diverse da uno in New York, e il governo federale non offre un punto di accesso unificato per le ricerche.

Eredità transnazionali

Le vere difficoltà emergono quando si tratta di eredità transnazionali. Gli eredi di un italiano che ha lavorato all’estero si trovano ad avere a che fare con sistemi legali completamente diversi, ognuno con le proprie peculiarità.

La prima barriera è linguistica e documentale. Le banche estere richiedono documentazione in lingua originale, ma i certificati italiani devono essere tradotti da traduttori giurati, con costi che possono essere significativi. Non basta però la traduzione: molti paesi richiedono l’apostille, una certificazione speciale che autentica i documenti per l’uso internazionale. Un certificato di morte italiano deve essere apostillato in Italia, poi tradotto, e la traduzione a sua volta potrebbe dover essere certificata nel paese di destinazione.

Le convenzioni internazionali, pur esistendo, non eliminano tutte le difficoltà. Spesso si limitano a principi generali che poi ogni paese interpreta secondo le proprie tradizioni giuridiche. Il risultato è che il recupero di patrimoni esteri richiede quasi sempre l’intervento di professionisti specializzati in diritto internazionale, con costi che possono erodere significativamente il valore dei patrimoni recuperati, soprattutto se di importo modesto.

POSSO RINTRACCIARE I CONTI SMARRITI PER CONTO DI QUALCUN ALTRO?

Puoi chiedere che venga effettuata una ricerca per rintracciare i conti smarriti di qualcun altro solo se sei legalmente autorizzato ad agire per loro conto, ad esempio in virtù di una procura o come esecutore testamentario. Se vuoi chiedere il rintraccio per più di una persona, dovrai fare una domanda separata per ognuna.

Dovresti contattarci per ulteriori informazioni, a seconda di cosa stai monitorando per rintracciare.

ESISTONO SERVIZI IN GRADO DI CERCARE TUTTI I TIPI DI ACCOUNT?

Indagine bancaria conti online è un nuovo servizio lanciato nell’aprile 2022. Cerca tutti i tipi di attività finanziarie, inclusi conti persi, pensioni e investimenti.

Dato che Indagine bancaria conti online è un nuovo servizio, l’istituto finanziario presso il quale si trova il tuo denaro, conto o investimento potrebbe non essere ancora iscritto al servizio, quindi Indagine bancaria conti online potrebbe non essere in grado di trovarlo in questo momento. Tuttavia, nuovi istituti finanziari vengono continuamente aggiunti al servizio e Indagine bancaria conti online continuerà a cercare i tuoi asset. Quindi, se non trova subito la tua pensione o il tuo conto, potrebbe trovarla in futuro.

TEMPISTICHE E PRESCRIZIONI: QUANDO È TROPPO TARDI

La comprensione delle tempistiche è cruciale per il successo del recupero:

Tipo di Patrimonio Dormienza Prescrizione Definitiva
Conti correnti 10 anni +10 anni (totale 20)
Assegni circolari (beneficiario) 3 anni Immediata
Assegni circolari (richiedente) 10 anni
Polizze vita 10 anni dal decesso
Rendite assicurative 2 anni Variabile
Dividendi azionari 5 anni

Questi termini sono perentori: una volta scaduti, non esistono procedure per recuperare il denaro.

COSA DOVREI FARE ORA PER RINTRACCIARE IL PATRIMONIO PERDUTO?

Europol Investigazioni lavora da oltre 30anni nel settore delle informazioni per recupero crediti, ed effettua le sole investigazioni, con la migliore soluzione esistente, come rapporto qualità/prezzo per ottenere informazioni finanziarie aggiornate ed esatte.

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Autore. Europol Investigazioni SRL – Titolo -COME RINTRACCIARE I CONTI PERSI-, in www.europolinvestigazioni.com

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Articolo aggiornato al 06 Marzo 2024

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